Un tralcio potato porta frutto - Storia della mia conversione -



Mi è​​ stato chiesto più volte di raccontare la mia conversione ma riflettendo attentamente non sono sicuro che lo sia stata, forse c’era già qualcosa dentro di me, ero io che ero cieco.

Io sicuramente mi ritenevo ateo, credevo che la vita e tutto il resto che ci circonda, fosse nato soltanto per caso, credevo solo in quello che diceva la scienza.
Basavo le mie certezze solo sulla teoria del Big Bang, la formazione dell'acqua e dell'atmosfera e poi delle molecole messe a caso e la nascita delle prime forme di vita fino ad arrivare all'evoluzione, all'uomo e tutto quello che abbiamo adesso.

La cosa che però non sapevo, o che ignoravo è che in realtà non si sa come sono avvenuti i fatti.

Molte cose non sono state dimostrate del tutto, quindi gli scienziati hanno proposto delle teorie e ed è stata accettata quella più accreditata.
Per me tutto questo era chiaro e quindi alla domanda “perché la vita?” rispondevo perché è un caso.
Credevo al rispetto e l'amore verso gli altri, ma per qualche motivo non mi spiegavo cos'era realmente l'amore.

Quell'anno Giorgia aveva ultimato la sua triennale e il master sul turismo ed era entrata in una crisi perché era stata “costretta” dalle circostanze a tornare a casa dai suoi e non riusciva a trovare lavoro. Da vera credente, almeno così pensava, chiese al parroco se potesse essere di aiuto, per occupare il tempo e venne “arruolata” come educatrice al campo di Estate Ragazzi dove passò un po' di settimane in compagnia di gente nuova e soprattutto fuori di casa. Lì, incontrò dei ragazzi, educatori come lei, che le suggerirono di fare un salto ad Assisi dai frati del SOG (Servizio Orientamento Giovani a cui vi consiglio di dare un’occhiata https://fratisog.it/corsi-frati-assisi/ ) e di frequentare un loro corso per un fine settimana diverso. Il primo corso disponibile era il vocazionale e decise di andarci anche se io le avevo detto che era inutile ma fui costretto ad assecondarla.

Lì la sua fede venne stravolta, e quando mi chiamò per raccontarmi la sua esperienza le prime parole furono qualcosa del tipo: "sai avevi ragione tu sull'amore verso gli altri! Non avevo capito niente!". (Attenzione: una donna che ammette i propri errori!!)
Era successo qualcosa ( oggi direi che ha incontrato Qualcuno), e io all’epoca sperai che non fosse un incontro con qualche altro ragazzo o peggio, che mi avrebbe lasciato per diventare suora.
Quello che non sapevo e che aveva parlato di me a padre Giovanni Marini che le aveva detto "portamelo qui".

Giorgia voleva portarmi al corso fidanzati e con molta astuzia mi convinse pronunciando queste parole:

 "dai fallo per me". 

Ora la mia coscienza non mi permetteva di dire di no a una frase del genere quindi dissi: 

"va bene lo faccio solo per te"

Ma non potevamo andare al primo corso disponibile quindi andammo qualche mese dopo.
Le cose iniziarono a cambiare.
Arrivati ad Assisi ero pronto a smontare i frati con tutte le “armi” che credevo di avere a mia disposizione, per dimostrare che avevo ragione e pensavo tra me e me "fammi sentire cosa hanno da dire questi qua". Quello che mi si presentò davanti era un corso ben schedulato (oltre 30anni di esperienza) che in realtà non mi ha detto molto di più di quello che sapevo però mi ha dimostrato che amore, rispetto, vivere in amicizia con tutti, accogliere anche chi ti ha fatto un torto, in realtà potevano essere espressi come un unica parola fede

"Fidatevi del Signore che vi darà tanto e più date e più riceverete".

Un'altra cosa molto bella fu la testimonianza sia di frati che di laici che mi fece capire per la prima volta che Dio poteva esistere, ma non ne ero ancora convinto del tutto.

Ovviamente il corso non mi ha cambiato di molto ma mi ha fatto pensare che davvero tutto quello che mi aveva spinto avanti fino ad allora era in realtà quello che diceva Gesù.

Ero ancora molto distante da quello che mia moglie chiama “conversione”. Avevo tante domande e a quelle se ne aggiunsero altre, tirate fuori dopo il corso.

Una volta finito il corso, alcuni frati si misero a disposizione per le confessioni e per fare dei colloqui. Io decisi di andare a fare un colloquio perché ritenevo di non avere niente da confessare e poi mi dicevo:

 “se Dio non esiste cosa devo confessare?”

Posi i miei dubbi nella mani del frate (almeno così credevo). Le domande che si fanno tutti d’altronde. Se Dio ha fatto la chiesa perché nella chiesa continuano ad esserci scandali? E perché cercano di nasconderli? Se esiste un Dio perché permette che ci ammazziamo tra di noi? E che senso ha avere tante religioni? Perchè ci sono state e ci sono sempre le “guerre religiose”?

Domande che definirei molto pratiche. Il frate mi diede molte risposte ma la cosa importante che mi disse e che dovevo, per il momento, lasciar stare queste cose e provare ad avere fede.

Prima di tutto dovevo provare ad avere fede a fidarmi del Signore e nel silenzio della mia stanza, o di una chiesa o su un monte, imparare a parlare e sfogarmi con Lui.

Quell’anno di forti cambiamenti mi portò tantissimo. A quel tempo dicevo che il caso mi aveva portato tante felicità, una ragazza che mi dimostrava il suo amore ogni giorno, passavo gli esami all’università con molta tranquillità, avevo fatto tante nuove amicizie e ritrovato vecchi amici. Adesso direi che il Signore mi stava dimostrando che affidandomi a Lui potevo farcela e che era Lui che mi stava facendo riscoprire il bello delle cose.

Ripresi ad andare a messa dopo un po' di anni. Quasi mi vergognavo e andavo in segreto, mi piaceva fermami in una chiesa e chiacchierare a tu per tu con Gesù. E tante cose belle capitavano “per caso”.

Imparai anche una nuova regola scientifica e che le scienza non crede al caso. Ci può essere più o meno probabilità che una cosa accada quindi parliamo di statistica ma mai di caso. Mi informai su cosa pensa la scienza di Dio ma la realtà è che la scienza non può ne certificare ne escludere l’esistenza di Dio perché non può essere dimostrata né la prima né la seconda tesi.

Le mie domande sulla chiesa erano ancora lì senza risposta fino ad una omelia dove un parroco disse:

 “purtroppo siamo uomini e siamo peccatori”

adesso non ricordo il Vangelo di quel giorno ma quel parroco spiegò molto bene come la chiesa è fatta di uomini esattamente come Gesù voleva, e che gli uomini fanno errori, commettono peccati e non sta a noi giudicarli, ci penserà Lui lassù a giudicarci disse. 

Inoltre spiegò come anche tra i discepoli di Gesù c’erano peccatori e addirittura uno di loro lo consegnò a chi voleva ucciderlo. C’è sempre qualcosa di marcio in noi e quando quel marcio cresce intacca qualsiasi cosa. Inoltre il Signore ci ha fatto liberi e ci ha dato la ragione. Che motivo c’è di ammazzare qualcuno? Non si sa, eppure c’è gente che lo fa.

Ho imparato a parlare al Signore in modo diverso, ho smesso di essere sempre scontroso, non ho ancora smesso di prendermela con Lui per tutto quello che accade (d’altronde la conversione è un cammino, non accade mica da un giorno all’altro) ma inizio sempre la mia “ramanzina” con “Signore abbi pietà di me che sono un peccatore”. Un consiglio che do a tutti voi, se mi avete letto fin qui, provate ad iniziare le vostre preghiere con questa frase e poi a fidarvi.

Quello che venne dopo mi ha portato a credere sempre più nel Signore.

Tutto quello che succedeva, la gente che incontravo per Dio-incidenza, persino nelle carrozze di quei treni che prendevo per andare a trovare Giorgia, erano per me una testimonianza dell’amore di Dio per me, di quelle braccia che aprivo per accogliere gli altri, di quelle braccia che si aprivano per accogliere me.

A dirla tutta mi sono anche scontrato con tanti muri in quel periodo e quelli più duri erano proprio le persone che credevo più vicine a me, che pensavo che mi avrebbero capito. Ho provato a lasciar correre e avendo ricominciato a pregare, pregavo per loro.

Ho preso, cautamente, in mano la Bibbia e tutto quello che accadeva da quel momento in poi lo vedevo con occhi diversi. Ho imparato ad affidarmi. Devo anche dire che non è per niente facile farlo, a volte sembra di entrare in un tunnel di problemi che non si riescono a risolvere e mi precipito a sfogarmi con il Signore nelle mie preghiere. In alcuni casi ci vado giù di brutto mettendo sempre in dubbio la Sua presenza, ma continuo ad avere fede come mi è stato insegnato e vedo come i problemi si affievoliscono e si risolvono.

Nel 2015, prima di sposarci ho deciso di riconfermare la mia fede facendo la cresima ( quel giorno il Vangelo parlava della parabola che Gesù usò sulla potatura dei tralci)  e Giorgia da quel giorno non smette di dire che i frutti si vedono eccome!

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