Qui si cresce!



Sono qui da giorni che rimugino su dei pensieri ed è ora che li metta giù, sulla carta o per lo meno, nero su bianco.

Scriverò, come sempre, di getto perchè sento l'urgenza di condividere questa cosa.

Tra pochi giorni per Chiara arriverà l'ultimo giorno di scuola materna e in più in questi giorni si stanno concludendo anche le attività extra in cui abbiamo deciso di coinvolgerla  in quest'anno scolastico che volge al termine. 

Per me, per noi è anche un tirare le somme. Com'è andata? Siamo soddisfatti del sostegno che ha avuto Chiara? Siamo contenti? C'è qualcosa ancora da dire? C'è ancora qualcosa per cui vale la pena combattere?

Se rileggo ad alta voce tutte queste domande, mi viene da rispondere abbastanza positivamente a tutte, perchè nonostante l'esperienza positiva ed il sostegno ricevuto, per qualche situazione, rimane un po' di amaro in bocca.

Ricordo come fosse ieri il mio presentarmi negli uffici amministrativi dell'asilo ( dopo una breve avventura in un asilo che poi chiuse subito dopo) e presentare Chiara, per quella che era e, forse, per dare il coraggio a chi era li di dare l'ok. Ricordo il mio ripetere che dell'asilo non avevo bisogno io per tornare a lavorare, ma ne aveva bisogno lei per relazionarsi e prendere esempio, fare esperienza insieme a bambini della sua età, imparare il suono di una lingua che, in casa non parlavamo. Io nel frattempo avevo trovato anche il nostro super fantastico logopedista che aveva iniziato a seguirla. Questi sono i chilometri che ho macinato più volentieri e che continuo e continuerò a percorrere finchè ce ne sarà il bisogno! Ne va del suo futuro! 

Ricordo la telefonata di conferma e quel gruppo SOS composto da 10 bambini e tre pedagogiste in una villa, nel bel mezzo del quartiere più rinomato di Villach. Era la prima volta che una bambina con Sindrome di Down veniva accettata in un asilo "non per persone con disabilità"!

Ricordo i suoi primi lavoretti e il modo in cui crollava in macchina quando la andavo a prendere. Stanca ma felice di aver giocato con altri bimbi. 

Ricordo i nostri pomeriggi in piscina quando ancora eravamo solo in tre...

...e poi l'asilo nuovo, tutto ristrutturato e la foto di Chiara in braccio al presidente della Carinzia, mandatami da almeno 3 persone nello stesso momento. 

Ricordo l'arrivo dell'insegnante di sostegno e Chiara che annuiva ed era felice di avere una "dada" tutta per se per qualche ora. 

Ricordo le lacrime di una delle maestre, quando hanno deciso che era il momento per Chiara di salire su dai grandi. La stava lasciando andare. Consapevole di quello che Chiara aveva imparato ma anche di quello che Chiara le aveva insegnato.

Ricordo il primo giorno alla materna, con Chiara che entrando è andata ad abbracciare la sua amica Maria e dire "Chiara qui, Chiara grande". 

Ricordo lo sguardo titubante di una giovanissima maestra alle prime armi trasformarsi in uno sguardo cosciente. Ho visto la sua insicurezza trasformarsi in convincimento e consapevolezza di dover trattare Chiara per quella che è: una persona.  Ho visto quel timore che molte persone hanno, perchè pensano di dover trattare Chiara con i guanti bianchi, diventare sicurezza nella funzione della sua autorità ed imparare a mettere Chiara in riga come tutti gli altri. L'ho sentita parlare di Chiara come la persona che le ha aperto gli occhi sulle cose piccole, sui successi degli altri. Si perchè Chiara è così: esulta se una farfalla entra nella stanza, o se impari ad usare la forchetta nel modo corretto e si, ti fa gli applausi scroscianti se impari a soffiarti il naso da solo!

Ho visto un gruppo di bambini coesistere con lei e non farsi domande sul perchè Chiara parla ancora in modo buffo e non tanto chiaro e domandarsi del perchè c'è ancora bisogno di un giorno per celebrare che siamo tutti unici e diversi...come a dire: ma voi grandi ve lo siete davvero dimenticato?

Un grande regalo di quest'anno è stata l'accoglienza che abbiamo avuto in un piccolo studio di danza. Per me, per Chiara, si è incarnato il Vangelo del "bussate e vi sarà aperto". Due insegnanti che hanno fortemente voluto Chiara, che l'hanno spronata e le hanno donato un porto sicuro tra le loro braccia. Proprio li dove ero titubante, ho ricevuto serenità.

Ho visto e vissuto però anche le lacrime amare. Quelle di Chiara quando le emozioni hanno preso il sopravvento. Le mie, quelle ingoiate un po' di nascosto nel mio essermi sentita sola e quelle che non sono riuscita a buttare giù perchè non trovavo le parole per spiegare a Chiara quello che stava succedendo. Ho visto una semplice sfida lanciata per uscire dalla propria zona di comfort trasformarsi in un polverone nel tentativo di nascondere delle mancanze degli adulti. Anche questo fa parte dell'esperienza di quest'anno e guardando indietro posso affermare che queste tribolazioni umane ci hanno dato e ci stanno dando la forza di mettere in luce la verità e di abbattere i muri dell'ignoranza.

Sono consapevole che non stiamo solo aiutando Chiara ad andare avanti, a fare il percorso scolastico che ogni bambino (con bisogni speciali o meno) dovrebbe fare ma che, come mi ha detto di recente una mia amica che non vedevo da molto tempo e le ho raccontato le nostre "avventure" da tre anni a questa parte, stiamo aiutando anche quelli che verranno dopo di lei. Questo mi ha buttato addosso tanta responsabilità. Ho davvero bisogno di rimanere umile qui e non strafare. La vocazione, ne sono consapevole oggi come non mai, non ti capita addosso, è una chiamata. Una chiamata all'amore. Questo è quello che cerchiamo di trasmettere ogni giorno.  Amore, accoglienza, inclusione e coesistenza.

Siamo qui per dare coraggio ad altre famiglie a fare domande, a chiedere un posto dove non pensavano di iscrivere i figli. A rendersi conto che si hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri. 

Io da sola non faccio nulla; è il Signore che mi da la forza attraverso l'amore che vedo negli occhi di ogni componente di questa famiglia dove la Sindrome di Down è semplicemente una nostra compagna di viaggio. 

Penso a quello che ci attende, che attende Chiara da settembre e non faccio che ripetermi che la nostra parola famigliare quest'anno è affidamento. Sin dall'inizio di questo 2023, questa parola ci ha accompagnato e continua a regalarci respiri ogni volta che il battito accelera, il fiato si accorcia e la paura, come ci insegna un fantastico libro sulle emozioni, ci fa vedere tutto nero e ci fa agitare. Ogni volta che questo succede, ci ricordiamo di questa parola e ci ripetiamo "Signore, fai tu!..pensaci tu!".

Concludo dicendo grazie, a chi ci è stato vicino, a chi ha capito i nostri bisogni, i bisogni di Chiara, chi li ha fatti diventare una propria priorità per farla arrivare fin qui!

Grazie alla vita che ci ha donato questa avventura!

Grazie a Chiara che esiste!

Grazie a Dio che ce l'ha donata!  


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